Cass. pen. Sez. V, 25/03/2004, n. 31715
Cass. pen. Sez. V, 25/03/2004, n. 31715
Per configurare l'ipotesi criminosa prevista dall'articolo 608 del c.p. (abuso di autorità contro arrestati o detenuti), fermo restando che presupposto essenziale di tale reato è la legittimità dell'arresto, ricorrendo in caso contrario l'ipotesi dell'arresto illegale (articolo 606 del c.p.), non è sufficiente porre in essere un qualsiasi atto illecito (sporadico episodio di percosse o di ingiurie) ovvero l'impiego della violenza nei confronti della persona sottoposta a custodia, ma occorre un "quid pluris" che renda più ampia, rispetto a quella legale consentita, la restrizione della libertà personale. Quindi, per la sussistenza del reato non basta un qualsiasi generico atto illecito, ma è necessario che l'agente adotti misure di rigore abusive che si estrinsechino in vere e proprie vessazioni, funzionali a rendere ancora più rigide le modalità della custodia (da queste premesse il reato è stato ravvisato a carico degli imputati, appartenenti all'Arma dei carabinieri, i quali nei confronti di una persona arrestata avevano posto in essere atti vessatori ulteriormente limitativi della libertà personale di questi; in particolare, avevano costretto l'arrestato in loro custodia a rimanere fermo con i piedi sollevati per essere colpito alle piante dei medesimi e poi ai malleoli, ad asciugare con il fondo dei pantaloni l'acqua versata in terra e a subire il cosiddetto "giuoco del soldato", facendolo stare in piedi con le braccia incrociate e con le mani appoggiate sulle spalle ricevendo contemporaneamente diversi schiaffi, sferrati da dietro, sulle guance).